“Lo studio ha dimostrato che c’è un’associazione tra il momento dell’aborto e il periodo di assunzione di questi farmaci,” spiega Giovanni Menaldo, direttore dell’Istituto di medicina della riproduzione e psicosomatica di Torino. “Magari gioca anche una certa casualità. Ma in ogni caso è un invito a stare all’erta e a sentire sempre il proprio medico di famiglia o il ginecologo prima di prendere qualsiasi medicinale.” Oltre ad aumentare il rischio di aborto, infatti, ci sono principi attivi che hanno un effetto teratogeno, ovvero sono in grado di causare malformazioni congenite nel bambino.
Un servizio telefonico per le future mamme
Proprio per aiutare la futura mamma quando vuole più informazioni sui farmaci, ma magari non è reperibile il suo medico, il Cifs, Centro di informazione sul farmaco e sulla salute, ha istituito anche un servizio telefonico. Il numero è 800883300. Massima allerta però anche con le piante officinali. Al momento sono ancora scarse le conoscenze sul grado di diffusione delle sostanze vegetali attraverso la barriera placentare, sui possibili effetti teratogeni e sulle loro attività farmacologiche sui tessuti embrionali. “Non bisogna prendere “sottogamba” la fitoterapia, pensando che se è naturale non fa male,” interviene il professor Menaldo. “Alcune aumentano la contrattilità uterina con rischio di aborto, altre sono direttamente tossiche per il feto o l’embrione, come per esempio le piante contenenti alcaloidi pirrolizidinici quali la Farfara e la Consolida. Per questo, il consiglio è sempre il medesimo che viene dato per i farmaci: mai fare da sé.”
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